Solchi ciechi

 

Il caso:

Un testamento impugnato osservato in copia mostra numerose analogie con le scritture autografe, specialmente nell’ambito di variabilità delle forme letterali: nel testamento si ritrova infatti la stessa modalità di variare il modello di una stessa lettera.

La scrittura è molto destrutturata, frammentata nei tracciati, instabile negli aspetti pressori e nell’andamento del rigo.

Da precisare che il de cuius aveva problemi di vista in parte  compensati con gli  occhiali.

La richiesta

Il mio ruolo in questo caso è quello di consulente di parte, ma la richiesta del legale con il quale collaboro è di estrema obiettività.

È con questo intento che partecipo all’ispezione del documento originale presso lo studio del Notaio che l’ha pubblicato assieme al  CTU ed il CTP di controparte.

La prova documentale

In questa sede emergono nell’intero foglio, al di sotto della scrittura ed anche al di fuori di essa, dei solchi ciechi.

L’indagine di laboratorio

In questo caso l’indagine è stata eseguita presso lo studio notarile dove mi sono recata una seconda volta assieme al  CTU munito delle attrezzature necessarie per la rilevazione dei vari particolari. In realtà il secondo sopralluogo si è reso necessario per la mancata disponibilità del notaio a far effettuare sul documento i necessari rilievi, ed ha preteso una più specifica autorizzazione del giudice  per fotografarlo ed acquisirlo con lo scanner.

Gli strumenti utilizzati

Computer portatile

Scanner ad alta definizione

Macchina fotografica

Scansione a 1200 dpi

Programma di foto ritocco Paint Shop Pro

Varie  fonti di illuminazione

La dimostrazione

Macro fotografia realizzata con luce radente

La risposta al quesito

Ovviamente il CTU in base a quanto emerso ha concluso che si tratta di un falso per copia su ricalco.

Non ha considerato che oltre alle disposizioni testamentarie sono presenti sul foglio altre parole che rappresentano un promemoria (ad esempio “Maria ricordati di…”) oppure una lista di spesa: sotto la data ad esempio si legge chiaramente la parola “Mele”.

Macro fotografia realizzata con luce radente

Il testamento è stato verosimilmente  scritto su un blocco dove il de cuius era solito appuntare i suoi messaggi ai familiari o i suoi pro memoria.

La teoria del CTU circa la falsità del documento era basata anche sulla corrispondenza del testo scritto con quello impresso in solco nella carta che di per sè ovviamente può essere sinonimo di falsità.

Non ha tenuto nemmeno conto di tutte le corrispondenze di variabilità formale tra testamento e autografe, e nemmeno, cosa importantissima per la corrispondenza dei solchi con lo scritto, della meticolosità spaziale che possedeva il de cuius, persona di cultura e di accuratezza non comune.

Questa una sua lettera del 1947 dove la posizione dello scritto coincide spazialmente sulle due facciate del foglio.

Scansione del documento ad alta risoluzione

A mio avviso, dunque, il testamento – pur con qualche ragionevole dubbio –era stato scritto più volte dal de cuius sul blocco che usava quotidianamente  e la coincidenza dei solchi con lo scritto era dovuta alla sua meticolosità. Importante per questa teoria è il fatto che pur coincidendo le varie parole, spesso le lettere che apparivano diverse per dimensione o direzione del tracciato. Un falsario avrebbe rispettato pedissequamente i solchi prodotti. Ovviamente la mia risposta al quesito non ha coinciso con quella del CTU, e il giudice ha accolto in pieno la tesi di quest’ultimo.


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